La polveriera del Kosovo
di Alessandro Rossi
Era inevitabile che prima o poi la critica situazione del Kosovo tornasse prepotentemente in primo piano con tutti i rischi connessi da un possibile conflitto armato con la Serbia, sostenuta dalla Russia. Giusto nei giorni scorsi durante gli scontri avvenuti a Zvecan sono rimasti feriti 30 soldati dell'ONU, quattordici dei quali Alpini italiani.
È doveroso ricordare che a questo innalzarsi della tensione stanno contribuendo entrambe le fazioni, quella serba ma anche quella albanese minoritaria nella zona ma non nel governo del paese e con decisioni che non possono certo volte a favorire l'integrazione tra le due comunità, ha scatenato la reazione dei serbi che, come sappiamo sono in maggioranza nazionalisti.
È fondamentale che in questa fase l'ONU, l'Unione Europea, mantengano il loro ruolo di garanti super partes, effettuando un monitoraggio costante evitando lo sviluppo di sospetti o situazioni ambigue che potrebbero dare origine ad ulteriori situazioni di attrito tra le due comunità per questo è auspicabile impegnarsi ad ascoltare prima di tutto le richieste dei serbi del Kosovo che sono alla base dei disordini di due giorni fa.
Oggi, infatti, si sono svolte nuove manifestazioni ma che hanno mantenuto un carattere pacifico ed è importantissimo che i toni rimangano questi, ma perché ciò accada è fondamentale che le due comunità serba ed albanese, riconoscano nell'ONU e nella UE due garanti neutrali, impegnati nel dialogo alla ricerca del compromesso di pace e conciliazione ch mai come in questo momento è necessario per disinnescare la bomba balcanica, dove sopra la quale si potrebbero gettare terze parti che potrebbero vederci una opportunità per le loro mire espansionistiche nella zona.
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