L'insegnamento da trarre dall'alluvione in Emilia Romagna(*)

 di Alessandro Rossi

Quattordici morti, al momento si stimano 36.000 sfollati, danni incalcolabili, nuovo terremoto, così come definito dal Presidente della Regione Bonaccini, con l'economia della Regione messa in ginocchio.



Eventi eccezionali di questa portata, meritano una analisi accurata per capirne le cause portando ancora una volta in primo piano, semmai ce ne fosse ancora bisogno, il tema della predisposizione  di un serio piano di investimenti per la  prevenzione e la difesa del territorio.

L’ambientalismo radicale ha colto immediatamente l’occasione per legare l’accaduto ai cambiamenti climatici.  




Pertanto è lecito chiedersi come si possa pensare di analizzare in tempi così rapidi una situazione complessa e di trarre conclusioni definitive nel giro di brevissimo tempo, poco più di 48 ore, quando qualificati scienziati studiano e dibattono da decenni per la complessità del tema.

Il dibattito sul cambiamento climatico è infatti una questione seria che richiede analisi scientifiche rigorose e un approccio prudente. È rischioso etichettare ogni evento meteorologico, anche estremo, come una diretta conseguenza del nostro comportamento, ovvero delle ‘cause antropiche’ del riscaldamento climatico. Non si tratta di voler negare le realtà scientifiche, ma di evitare semplificazioni e generalizzazioni retoriche.

La comunità scientifica, infatti lavora instancabilmente sugli effetti di questi fenomeni estremi. 

Questo lavoro, volto a modellare e comprendere gli effetti dei cambiamenti climatici ha finora stabilito con certezza che ogni evento è influenzato da numerosi di fattori e richiede, quindi, un’analisi dettagliata per definirne le cause. 



Insomma, il cambiamento climatico è una problematica globale che richiede risposte globali. Non si può ridurlo a slogan o usarlo come argomento di plemiva politica ogni volta che la natura si sfoga in modo estremamente violento.

Non abbiamo bisogno della solita ed opportunistica retorica, ma maggiori sforzi nella ricerca, nell'analisi e lo studio dei fenomeni naturali. 

Serve quindi investire in politiche di difesa dei territori a rischio idrogeologico, oltre a intensificare il contrasto alle emissioni di gas serra, promuovere l'utilizzo di energie rinnovabile, attraverso anche un forte investimento culturale. C’è bisogno di investire in politiche a difesa dei territori a rischio frane, alluvioni, erosione costiera, contro il rischio idrogeologico, oltre a contrastare le emissioni di gas serra, promuovere le energie rinnovabili, e realizzare infrastrutture resilienti alle mutazioni climatiche. 


Si deve quindi dare vita ad un dibattito informato ed equilibrato, basato su prove scientifiche solide, evitando quindi, reazioni emotive a eventi tragici come spesso oramai si susseguono in Italia.

(*)basato sul lavoro di Marco de Palma per "L'Occidentale: Cosa ci insegna l'alluvione dell'Emilia Romagna"




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