Il rischio che la lotta al populismo diventi essa stessa populismo.

Faccio una premessa d'obbligo. Lo spunto per questa riflessione all'ombra del leccio me l'ha data l'amico Claudio Desirò, Coordinatore regionale per il Piemonte di Buona Destra, che in un post su Facebook ha scritto:  "Non c’è peggior populista di chi, partendo da una concezione anti-populista, deriva nel propagandismo populistico in tutto ciò che dice e propone."

Trovandomi totalmente d'accordo in questa affermazione, ho cercato di integrare questo pensiero con una mia considerazione.


Negli ultimi anni la crescita dei movimenti populisti o sovranisti è stata esponenziale in tutto il mondo, anche da noi in Italia dove formazioni politiche nuove sono emerse oppure altre già esistenti hanno aumentato il proprio consenso, attuando una propaganda politica basata sul "contro a" che ha trovato terreno fertile nel malcontento popolare e nelle lande dei social network,dove la disinformazione ed il diffondersi a macchia d'olio di quelle che sono note come "fake news" hanno prosperato ed alimentato questo fenomeno.

Si è infatti creato un meccanismo dove al "contro alla casta politica", si è aggiunto il " contro all'immigrazione dai paesi poveri", facendo leva sulla innata paura del diverso del genere umano, per poi passare nei temi al "negazionismo dell'evidenza" allo scoccare della pandemia, quando elementi ben orchestrati hanno cominciato a diffondere teorie di negazione dell'esistenza della pandemia, a quali fu poi aggiunto l'ennesimo "contro a" in merito alla campagna di vaccinazione, come già ho avuto di trattare in un pezzo precedente.

È ormai un dato di fatto quindi che il populismo si alimenta di complottismo, negazionismo e viceversa.

Politicamente questo fenomeno in Italia ha visto la sua zona di incubazione principalmente nell'area della destra, nei partiti quali Lega e Fratelli d'Italia, lo hanno cavalcato sfruttando sfumature leggermente diverse attraverso i loro Leader. 

Un discorso a parte infatti vale per il Movimento 5 Stelle che si può definire il primo vero partito populista della seconda Repubblica. Li infatti sono confluite all'inizio le simpatie di persone provenienti da un po' da tutte le aree politiche ma dopo la sua salita al governo ha ormai mollato, almeno nelle sue componenti principali, la sua connotazione populista, posizionandosi nell'area della sinistra anche se atipica. Molti ex simpatizzanti quindi hanno ora dirottato il loro consenso verso Lega o Fratelli d'Italia

Il populismo / sovranismo, dapprima minimizzato, dopo le ripetute affermazioni elettorali dovute anche al crescente fenomeno astensionistico, è diventato terreno di battaglia politica  dapprima da parte del centro sinistra poiché il PD, principale partito, è stato infatti fin dall'inizio il nemico indicato di queste formazioni politiche anche a causa della sua concezione  snobistica della politica nella quale il suo bacino di consenso non si riconosceva più, finendo per andare paradossalmente a dare carburante e quindi consenso, a quei movimenti che per collocazione politica erano fino a poco tempo prima antitetici alla sue idee.

E la destra che non si riconosce in questa deriva populistica-sovranista che ha fatto? 

Partiamo dal dato dei sondaggi. Forza Italia, componente più consistente dell'area liberale del primo centro destra si è frantumata, andando ad alimentare gruppi più piccoli oppure l'astensione. La linea del partito non ha fatto altro che appiattirsi sulle posizioni della Lega, o meglio di Salvini.

In questa situazione, la contrapposizione a questi movimenti è aumentata ed anche coloro che  rivendicano l'appartenenza alla Destra politica e di governo, si sono gettati nella mischia cercando spazio per la loro idea politica. 

Non è una impresa facile creare oggi in Italia una Destra moderna, con solidi base liberali, europeista convinta, attenta ai diritti individuali e garante dell'uguaglianza. Non lo è perché in Italia ci sono ancora i pregiudizi del passato, dove per molti, intimamente liberali, la destra rimane associata agli orrori del nazifascismo. 

Il percorso quindi deve essere cauto ma determinato. La sua deve essere una azione politica graduale, basata su proposte concrete per il bene della comunità tenendo sempre presente i principi che la animano, senza pericolosi silenzi, figli di una opportunistica ricerca del consenso a tutti i costi in quella parte di elettorato che per sue caratteristiche ideologiche e di "forma mentis" non potrà mai essere il suo elettorato. Il like sui social non rappresenta consenso elettorale. 

Ma soprattutto non deve cadere nel tranello della ossessiva politica "contro qualcuno" se vuole veramente uscire da quella gabbia ideologica in cui è stata reclusa da troppo tempo.




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